Leone XIII - enciclica 10

 

10

 

Lettera enciclica

FIDENTEM PIUMQUE

del Sommo Pontefice

LEONE XIII

 

[A tutti i Venerabili Fratelli Patriarchi, Primati, Arcivescovi e

Vescovi del mondo cattolico che hanno grazia e

comunione con la Sede Apostolica].

 

20 settembre 1896

 

[Venerabili Fratelli,

salute e Apostolica Benedizione].

 

[...]

Abbiamo avuto spesso occasione, durante il Nostro sommo Pontificato, di dare pubbliche prove di quella fiducia e di quella pietà verso la santissima Vergine, che abbiamo nutrito fino dai più teneri anni, e che poi Ci siamo studiati di alimentare ed accrescere in tutta la Nostra vita. Infatti, essendoCi trovati in tempi infausti per la cristianità e pericolosi per la stessa società civile, abbiamo facilmente compreso quanto fosse utile raccomandare col massimo calore quel baluardo di salvezza e di pace che Dio, nella sua grande misericordia, volle dare all’umanità nella persona della sua augusta Madre, e che rese poi insigne nei fasti della Chiesa per una serie non interrotta di favorevoli avvenimenti.

 

[...]

Alla forma di preghiere della quale parliamo, fu posto l’appropriato nome di Rosario, quasi per esprimere nello stesso tempo il profumo delle rose e la grazia delle corone. Tale nome, mentre è indicatissimo a significare una devozione per onorare Colei che, giustamente, è salutata “Mistica Rosa” del Paradiso, e, cinta di una corona di stelle, è venerata come Regina dell’universo, sembra anche simboleggiare l’augurio delle gioie e delle ghirlande celesti offerte da Maria ai suoi devoti.

 

[...]

E chi mai vorrà ritenere eccessiva e biasimare la grande fiducia riposta nell’aiuto e nella protezione della Vergine? Certamente sono tutti d’accordo nell’ammettere che il nome e la funzione di perfetto Mediatore non convengono che a Cristo, perché egli solo, Dio e uomo insieme, riconciliò il genere umano col sommo Padre: “Uno solo è il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù che diede se stesso in riscatto per tutti” (1Tm 2,5.6). Ma se “nulla vieta”, come insegna l’Angelico, “che qualche altro si chiami, sotto certi aspetti, mediatore tra Dio e gli uomini, in quanto dispositivamente e ministerialmente coopera all’unione dell’uomo con Dio”[4], come sono gli angeli, i santi, i profeti e i sacerdoti del vecchio e del nuovo testamento, senz’alcun dubbio tale titolo di gloria conviene, in misura ancora maggiore, alla Vergine eccelsa. Nessuno infatti può immaginare un’altra creatura che abbia compiuto o sia per compiere un’opera simile alla sua nella riconciliazione degli uomini con Dio. Infatti, fu lei che per gli uomini, volti all’eterna rovina, generò il Salvatore, quando all’annuncio del mistero di pace, portato dall’Angelo sulla terra, diede il suo ammirabile assenso, “in nome di tutto il genere umano”[5]. Ella è Colei “da cui nacque Gesù”, sua vera Madre, e perciò degna e grandissima “Mediatrice presso il Mediatore”.

 

Siccome questi misteri sono proposti con ordine nel Rosario alla meditazione e alla contemplazione dei fedeli, ne segue che in questa preghiera risplendono i meriti di Maria nell’opera della nostra riconciliazione e della nostra salvezza. Nessuno può sottrarsi ad una soave commozione ogni volta in cui rivolge la mente a lei, sia quando visita la casa di Elisabetta per dispensarvi i divini carismi, sia quando presenta il Figlio suo pargoletto ai pastori, ai re, a Simeone. E che deve dirsi quando si consideri che il Sangue di Cristo, sparso per noi, e le membra sulle quali egli mostra al Padre le ferite ricevute, “come pegno della nostra libertà”, non sono altro che carne e sangue della Vergine? In realtà: “La carne di Gesù è carne di Maria; e, sebbene magnificata dalla gloria della risurrezione, tuttavia la natura di questa carne rimase e rimane quella stessa che fu presa da Maria”[6].

 

[...]

Ciò si spiega con quell’intimo sentimento di pietà che trasporta le anime verso questa sacra corona, sino ad amarla teneramente e a considerarla come inseparabile compagna e sicuro sostegno. Stringendola nella suprema agonia, esse ne traggono un dolce auspicio per il raggiungimento dell’“immarcescibile corona di gloria”. A tale auspicio giovano grandemente i benefìci della “sacra indulgenza”, purché di essi si abbia la dovuta stima: di tali benefìci il Rosario fu in larga misura dotato dai Nostri Predecessori e arricchito da Noi stessi. Non vi è dubbio che queste indulgenze, quasi dispensate dalle mani della Vergine misericordiosa, giovano molto ai moribondi e ai defunti, in quanto affrettano loro le gioie della sospirata pace e della luce eterna.

 

Ecco, Venerabili Fratelli, i motivi che Ci spingono a non desistere dal lodare e dal raccomandare ai cattolici una forma così eccellente di pietà, tanto utile per arrivare al porto della salvezza. Ma a ciò siamo mossi anche da un’altra ragione di straordinaria importanza, sulla quale abbiamo già più volte manifestato il Nostro pensiero con Lettere ed Allocuzioni.

 

SentendoCi, cioè, ogni giorno più fortemente stimolati e spinti ad operare dall’ardente desiderio — acceso in Noi dal Cuore santissimo di Cristo Gesù — di favorire la riconciliazione dei dissidenti, comprendiamo che questa mirabile unità non può essere meglio preparata e realizzata che in virtù della preghiera. Abbiamo presente l’esempio di Cristo, il quale supplicò lungamente il Padre, perché i seguaci della sua dottrina fossero “una cosa sola” nella fede e nella carità. Della validità della preghiera alla santissima Madre sua, finalizzata a questo scopo, esiste un’ampia documentazione nella storia apostolica. In essa, nella quale viene ricordata la prima riunione dei Discepoli, in supplichevole attesa della promessa effusione dello Spirito Santo, si fa speciale menzione di Maria, in preghiera con essi: “Tutti questi perseveravano concordi nell’orazione con Maria, Madre di Gesù”. Come, dunque, la Chiesa nascente giustamente si unì nella preghiera a lei — fautrice e nobile custode dell’unità —, è quanto mai opportuno che altrettanto si faccia ai nostri giorni in tutto il mondo cattolico, specialmente durante il mese di ottobre, che Noi, già da lungo tempo, abbiamo voluto dedicato e consacrato alla divina Madre, con la recita solenne del Rosario, per implorarne l’aiuto nelle presenti angustie della Chiesa. Si accenda dunque, dappertutto, l’ardore per questa preghiera, con lo scopo precipuo di ottenere la santa unità. Nulla potrà essere più soave e più gradito a Maria. Unita intimamente a Cristo, ella soprattutto desidera e vuole che coloro che hanno ricevuto il dono dello stesso battesimo, da lui istituito, siano anche uniti da una stessa fede e da una perfetta carità con Cristo, e tra loro medesimi.

 

Che i misteri augusti di questa fede, mediante il Rosario, penetrino così profondamente nelle anime che noi possiamo “imitare ciò che essi contengono, ed ottenere ciò che promettono!”. [...]

 

Dato a Roma, presso San Pietro, il 20 settembre 1896, anno decimonono del Nostro Pontificato.

 

LEONE PP. XIII

 

[1] Apologet. c. XXXIX.

[2] In Evang. Matth. c. XVIII.

[3] Litt. apost. Salutaris ille, datae die XXIV decembr. an. MDCCCLXXXIII.

[4] III, q. XXVI, aa. 1, 2.

[5] S. Th. III, q. XXX, a. 1.

[6] S. Aug., De assumpt. B.M.V., c. V, inter opp.

 

(enc. Fidentem piumque -  20 settembre 1896)

 

https://www.vatican.va/content/leo-xiii/it/encyclicals/documents/hf_l-xiii_enc_20091896_fidentem-piumque-animum.html