Mercoledì 13 settembre 1995
[362] 1. Nella Costituzione Lumen gentium il Concilio afferma che «i fedeli
che aderiscono a Cristo capo e sono in comunione con tutti i suoi santi, devono
pure venerare la memoria "innanzitutto della gloriosa sempre Vergine Maria,
Madre del Dio e Signore nostro Gesù Cristo"».1
La Costituzione conciliare utilizza i termini del Canone Romano della Messa,
sottolineando così come la fede nella divina maternità di Maria
sia presente nel pensiero cristiano sin dai primi secoli.
Nella Chiesa nascente Maria è ricordata col titolo di «Madre di
Gesù». È lo stesso Luca a tributarle negli Atti degli Apcdoli
questa qualifica, che corrisponde, del resto, a quanto è detto nei Vangeli:
«Non è costui... il figlio di Maria?», si chiedono gli abitanti
di Nazaret, secondo il racconto dell'evangelista Marco (Mc 6,3); «Sua
madre non si chiama Maria?», è la domanda registrata da Matteo
(Mt 13,55).
2. Agli occhi dei discepoli, radunati dopo l'Ascensione, il titolo di «Madre
di Gesù» assume tutto il suo significato. Maria è per loro
una persona unica nel suo genere: ha ricevuto la grazia singolare di generare
il Salvatore dell'umanità, è vissuta per lungo tempo accanto a
lui e sul Calvario è stata chiamata dal Crocifisso ad esercitare una
«nuova maternità» nei confronti del discepolo prediletto
e, attraverso lui, di tutta la Chiesa.
[363] Per coloro che credono in Gesù e lo seguono, «Madre di Gesù»
è un titolo di onore e di venerazione, che rimarrà tale per sempre
nella vita e nella fede della Chiesa. In modo particolare, con questo titolo
i cristiani intendono affermare che non ci si può riferire all'origine
di Gesù, senza riconoscere il ruolo della donna che lo ha generato nello
Spirito secondo la natura umana. La sua funzione materna interessa anche la
nascita e lo sviluppo della Chiesa. Ricordando il posto di Maria nella vita
di Gesù, i fedeli ne scoprono ogni giorno l'efficace presenza anche nel
proprio itinerario spirituale.
3. Sin dall'inizio, la Chiesa ha riconosciuto a Maria la maternità
verginale. Come fanno intuire i Vangeli dell'infanzia, le stesse prime comunità
cristiane hanno raccolto i ricordi di Maria sulle circostanze misteriose del
concepimento e della nascita del Salvatore. In particolare, il racconto dell'Annunciazione
risponde al desiderio dei discepoli di conoscere in modo più approfondito
gli avvenimenti legati agli inizi della vita terrena del Cristo risorto. Maria
è, in ultima analisi, all'origine della rivelazione circa il mistero
del concepimento verginale ad opera dello Spirito Santo.
Tale verità, mostrando l'origine divina di Gesù, dai primi cristiani
è stata subito colta nella sua significativa rilevanza ed annoverata
tra le affermazioni cardine della loro fede. Figlio di Giuseppe secondo la legge,
in realtà Gesù, per un intervento straordinario dello Spirito
Santo, nella sua umanità è unicamente figlio di Maria, essendo
nato senza intervento di uomo.
La verginità di Maria assume così un valore singolare, gettando
nuova luce sulla nascita e sul mistero della filiazione di Gesù, essendo
la generazione verginale il segno che Gesù ha come Padre Dio stesso.
Riconosciuta e prodarnata dalla fede dei Padri, la maternità verginale
non potrà mai più essere separata dall'identità di Gesù,
vero uomo e vero Dio, in quanto «nato da Maria Vergine», come professiamo
nel Simbolo Niceno-costantinopolitano. Maria è la sola Vergine che sia
anche Madre. La compresenza straordinaria di questi due doni nella persona della
fanciulla di Nazaret ha portato i cristiani a chiamare Maria semplicemente «la
Vergine», anche quando celebrano la sua maternità.
[364] La verginità di Maria inaugura così nella comunità cristiana
la diffusione della vita verginale, abbracciata da quanti ad essa sono chiamati
dal Signore. Tale speciale vocazione, che raggiunge il suo vertice nell'esempio
di Cristo, costituisce per la Chiesa di tutti i tempi, che trova in Maria l'ispirazione
e il modello, una ricchezza spirituale incommensurabile.
4. L'asserzione: «Gesù è nato da Maria Vergine»
implica già la presenza in questo evento di un mistero trascendente,
che soltanto nella verità della figliolanza divina di Gesù può
trovare la sua espressione più completa. A tale formulazione centrale
della fede cristiana è strettamente legata la verità della maternità
divina di Maria: ella infatti è Madre del Verbo incarnato, il quale è
«Dio da Dio... Dio vero da Dio vero».
Il titolo di Madre di Dio, già testimoniato da Matteo nella formula equivalente
di Madre dell'Emmanuele, Dio con noi (cf Mt 1,23), è stato attribuito
esplicitamente a Maria solo dopo una riflessione che ha abbracciato circa due
secoli. Sono i cristiani del terzo secolo che, in Egitto, iniziano ad invocare
Maria come «Theotokos», Madre di Dio.
Con questo titolo, che trova
ampia eco nella devozione del popolo cristiano, Maria appare nella vera dimensione
della sua maternità: è Madre del Figlio di Dio, che ha generato
verginalmente secondo la natura umana e con il suo amore materno ha educato,
contribuendo alla crescita umana della persona divina, venuta a trasformare
il destino dell'umanità.
5. In maniera quanto mai significativa, la più antica preghiera a Maria
(«Sub tuum praesidium...», «Sotto la tua protezione...»)
contiene l'invocazione: «Theotokos, Madre di Dio». Questo titolo
non proviene anzitutto da una riflessione dei teologi, ma da un'intuizione di
fede del popolo cristiano. Coloro che riconoscono Gesù come Dio si rivolgono
a Maria come Madre di Dio e sperano di ottenere il suo potente soccorso nelle
prove della vita.
[365] Il Concilio di Efeso, nell'anno 431, definisce il dogma della divina maternità,
attribuendo ufficialmente a Maria il titolo di «Theotokos», in riferimento
all'unica persona di Cristo, vero Dio e vero Uomo.
Le tre espressioni con le quali la Chiesa ha illustrato lungo i secoli la sua
fede nella maternità di Maria: «Madre di Gesù», «Madre
verginale» e «Madre di Dio», manifestano dunque che la maternità
di Maria appartiene intimamente al mistero dell'Incarnazione. Sono affermazioni
dottrinali, connesse pure alla pietà popolare, che contribuiscono a definire
l'identità stessa di Cristo.
NOTE
1 Conc. Vat. II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, n. 52.
Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XVIII/2 (1995) p. 362-365.
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