Mercoledì 15 maggio 1996
[1252] 1. In Maria «piena di grazia», la Chiesa ha riconosciuto «la
tutta santa e immune da ogni macchia di peccato», «adornata fin
dal primo istante della sua concezione dagli splendori di una santità
del tutto singolare».1
Questo riconoscimento ha richiesto un lungo itinerario di riflessione dottrinale,
che ha portato infine alla proclamazione solenne del dogma dell'Immacolata Concezione.
L'appellativo «resa piena di grazia», rivolto dall'angelo a Maria
nell'Annunciazione, accenna all'eccezionale favore divino concesso alla giovane
di Nazaret in vista della maternità annunciata, ma indica più
direttamente l'effetto in Maria della grazia divina; Maria è stata intimamente
e stabilmente permeata dalla grazia e dunque santificata. La qualifica kecharitoméne ha un significato densissimo, che lo Spirito Santo non ha mai smesso di far
approfondire dalla Chiesa.
2. Nella precedente catechesi ho rilevato che nel saluto dell'angelo l'espressione
«piena di grazia» ha quasi valore di nome: è il nome di Maria
agli occhi di Dio. Nell'uso semitico, il nome esprime la realtà delle
persone e delle cose cui si riferisce. Di conseguenza, il titolo «piena
di grazia» manifesta la dimensione più profonda della personalità
della giovane donna di Nazaret: a tal punto plasmata dalla grazia e oggetto
del favore divino, da poter essere definita da questa speciale predilezione.
[1253] Il Concilio ricorda che a tale verità alludevano i Padri della Chiesa
quando chiamavano Maria «la tutta santa», affermando nel contempo
che ella era stata «dallo Spirito Santo quasi plasmata e resa nuova creatura».2
La grazia, intesa nel significato di «grazia santificante» che opera
la santità personale, ha realizzato in Maria la nuova creazione, rendendola
pienamente conforme al progetto di Dio.
3. Così la riflessione dottrinale ha potuto attribuire a Maria una
perfezione di santità che, per essere completa, doveva necessariamente
investire l'origine della sua vita.
Nella direzione di questa purezza originale sembra essersi mosso un vescovo
della Palestina, vissuto tra il 550 e il 650, Theoteknos di Livias. Egli, presentando
Maria come «santa e tutta bella», «pura e senza macchia»,
allude alla sua nascita in questi termini: «Nasce come i cherubini, colei
che è di un'argilla pura e immacolata».3
Quest'ultima espressione, ricordando la creazione del primo uomo, plasmato da
un'argilla non macchiata dal peccato, attribuisce alla nascita di Maria le stesse
caratteristiche: anche l'origine della Vergine è stata «pura e
immacolata», cioè senza nessun peccato. Il paragone con i cherubini,
inoltre, ribadisce l'eccellenza della santità che ha caratterizzato la
vita di Maria sin dai primordi della sua esistenza.
L'affermazione di Theoteknos segna una tappa significativa della riflessione
teologica sul mistero della Madre del Signore. I Padri greci ed orientali avevano
ammesso una purificazione operata dalla grazia in Maria sia prima dell'Incarnazione,4
sia al momento stesso dell'Incarnazione.5
Theoteknos di Livias sembra richiedere per Maria una purezza assoluta fin dall'inizio
della sua vita. Infatti, Colei che è stata destinata a diventare la Madre
del Salvatore non poteva non avere un'origine perfettamente santa, senza macchia
alcuna.
è1254]4. Nell'VIII secolo, Andrea di Creta, è il primo teologo che vede nella
natività di Maria una nuova creazione. Egli così argomenta: «Oggi
l'umanità, in tutto il fulgore della sua nobiltà immacolata, riceve
la sua antica bellezza. Le vergogne del peccato avevano oscurato lo splendore
e il fascino della natura umana; ma quando nasce la Madre del Bello per eccellenza,
questa natura recupera, nella sua persona, i suoi antichi privilegi ed è
plasmata secondo un modello perfetto e veramente degno di Dio...
Oggi la riforma della nostra natura comincia e il mondo invecchiato, sottomesso
a una trasformazione tutta divina, riceve le primizie della seconda creazione».6
Riprendendo poi l'immagine dell'argilla primitiva, egli afferma: «Il corpo
della Vergine è una terra che Dio ha lavorato, le primizie della massa
adamitica divinizzata nel Cristo, l'immagine veramente somigliante alla bellezza
primitiva, l'argilla impastata dalle mani dell'Artista divino».7
La Concezione pura e immacolata di Maria appare così come l'inizio della
nuova creazione. Si tratta di un privilegio personale concesso alla donna scelta
per essere la Madre di Cristo, che inaugura il tempo della grazia abbondante,
voluto da Dio per l'intera umanità.
Questa dottrina, ripresa nel medesimo
VIII secolo da san Germano di Costantinopoli e da san Giovanni Damasceno, illumina
il valore della santità originale di Maria, presentata come l'inizio
della redenzione del mondo.
In tal modo la riflessione ecclesiale recepisce ed esplicita il senso autentico
del titolo «piena di grazia», attribuito dall'angelo alla Santa
Vergine. Maria è piena di grazia santificante, ed è tale fin dal
primo momento della sua esistenza. Questa grazia, secondo la Lettera agli Efesini
(Ef 1,6), viene conferita in Cristo a tutti i credenti. L'originale santità
di Maria costituisce il modello insuperabile del dono e della diffusione della
grazia di Cristo nel mondo.
NOTE
1 Conc. Ecum. Vat. II,
Costituzione dogmatica Lumen gentium, 56.
2 Ibidem.
3 Theoteknos di Livias, Panegirico per la festa
dell'Assunzione, 5-6.
4 S. Gregorio Nazianzeno, Oratio 38, 16.
5 Cf. S. Efrem, Severiano di Gabala, Giacomo di
Sarug.
6 Andrea di Creta, Serm. I sulla Natività
di Maria.
7 Andrea di Creta, Serm. I sulla Dormizione
di Maria.
Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XIX/1 (1996) p. 1252-1254
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