Mercoledì 25 ottobre 1995
[934] 1. Dicendo che «Maria Vergine è riconosciuta e onorata come vera
Madre di Dio, Madre del Redentore»,1 il Concilio attira l'attenzione sul legame esistente tra la maternità
di Maria e la redenzione.
Dopo aver preso coscienza del ruolo materno di Maria, venerata nella dottrina
e nel culto dei primi secoli quale Madre verginale di Gesù Cristo e quindi
Madre di Dio, nel Medioevo la pietà e la riflessione teologica della
Chiesa approfondiscono la sua collaborazione all'opera del Salvatore.
Questo ritardo si spiega con il. fatto che lo sforzo dei Padri della Chiesa
e dei primi Concili ecumenici, incentrato com'era sul mistero dell'identità
di Cristo, lasciò necessariamente nell'ombra altri aspetti del dogma.
Sarà solo progressivamente che la verità rivelata potrà
essere esplicitata in tutta la sua ricchezza. Nel corso dei secoli la Mariologia
si orienterà sempre in funzione della Cristologia. La stessa divina maternità
di Maria viene proclamata nel Concilio di Efeso soprattutto per affermare l'unità
personale di Cristo. Analogamente avviene per l'approfondimento della presenza
di Maria nella storia della salvezza.
2. Alla fine del secondo secolo sant'Ireneo, discepolo di Policarpo, pone
già in evidenza il contributo di Maria all'opera della salvezza. Egli
ha compreso il valore del consenso di Maria al momento dell'Annunciazione, riconoscendo
nell'obbedienza e nella fede della Vergine di Nazaret al messaggio dell'angelo
l'antitesi perfetta della disobbedienza [935] e dell'incredulità di Eva, con
effetto benefico sul destino dell'umanità. Infatti, come Eva ha causato
la morte, così Maria, col suo «sì», è divenuta
«causa di salvezza» per se stessa e per tutti gli uomini.2
Ma si tratta di un'affermazione non sviluppata in modo organico e abituale dagli
altri Padri della Chiesa.
Tale dottrina, invece, viene sistematicamente elaborata per la prima volta,
alla fine dei decimo secolo, nella «Vita di Maria» di un monaco
bizantino, Giovanni il Geometra. Maria è qui unita a Cristo in tutta
l'opera redentrice partecipando, secondo il piano divino, alla Croce e soffrendo
per la nostra salvezza. Ella è rimasta unita al Figlio «in ogni
azione, atteggiamento e volontà».3
L'associazione di Maria all'opera salvifica di Gesù avviene mediante
il suo amore di Madre, un amore animato dalla grazia, che le conferisce una
forza superiore: la più esente da passione si mostra la più compassionevole.4
3. In Occidente san Bernardo, morto nel 1153, rivolgendosi a Maria, così
commenta la presentazione di Gesù al tempio: «Offri tuo Figlio,
sacrosanta Vergine, e presenta al Signore il frutto del tuo seno. Per la nostra
riconciliazione con tutti offri l'ostia santa, gradita a Dio».5
Un discepolo ed amico di san Bemardo, Amaldo di Chartres, mette in luce in particolare
l'offerta di Maria nel sacrificio del Calvario. Egli distingue nella Croce «due
altari: uno nel cuore di Maria, l'altro nel corpo di Cristo. Il Cristo immolava
la sua carne, Maria la sua anima». Maria s'immola spiritualmente in profonda
comunione con Cristo e supplica per la salvezza del mondo: «Quello che
la madre chiede il Figlio lo approva, il Padre lo dona».6
Da questa epoca in poi altri autori espongono la dottrina della speciale cooperazione
di Maria al sacrificio redentore.
4. Contemporaneamente, nel culto e nella pietà cristiana, si sviluppa
lo sguardo contemplativo sulla «compassione» di Maria, significati[936]vamente
rappresentata nelle immagini della Pietà. La partecipazione di Maria
al dramma della Croce rende questo evento più profondamente umano ed
aiuta i fedeli ad entrare nel mistero: la compassione della Madre fa scoprire
meglio la Passione del Figlio.
Con la partecipazione all'opera redentrice di Cristo, viene anche riconosciuta
la maternità spirituale ed universale di Maria. In Oriente, Giovanni
il Geometra dice di Maria: «Tu sei nostra madre». Rendendo grazie
a Maria «per le pene e le sofferenze sopportate per noi», egli
ne mette in luce l'affetto materno e la qualità di madre nei confronti
di tutti coloro che ricevono la salvezza.7
Anche in Occidente la dottrina della maternità spirituale si sviluppa
con sant'Anselmo, che afferma: «Tu sei la madre... della riconciliazione
e dei riconciliati, la madre della salvezza e dei salvati».8
Maria non cessa di essere venerata come Madre di Dio, ma il fatto di essere
nostra Madre conferisce alla sua maternità divina un nuovo volto ed apre
a noi la via per una più intima comunione con lei.
5. La maternità di Maria nei nostri confronti non consiste soltanto
in un legarne affettivo: per i suoi meriti e la sua intercessione ella contribuisce
efficacemente alla nostra nascita spirituale e allo sviluppo della vita della
grazia in noi. Per questo motivo Maria viene chiamata «Madre della grazia», «Madre della vita».
Il titolo «Madre della vita», usato già da Gregorio Nisseno,
è stato spiegato così da Guerrico d'Igny, morto nel 1157: «Ella è la Madre della Vita, di cui vivono tutti gli uomini: generando
da se stessa questa vita, in un certo modo ha rigenerato tutti quelli che l'avrebbero
vissuta. Uno solo fu generato, ma noi tutti fummo rigenerati».9
Un testo del tredicesimo secolo, il «Mariale», usando un'immagine
ardita, attribuisce questa rigenerazione al «parto doloroso» del
Calvario, con il quale «è diventata madre spirituale di tutto il
genere [937] umano»; infatti «nelle sue caste viscere ella concepì,
per compassione, i figli della Chiesa».10
6. Il Concilio Vaticano II, dopo aver affermato che Maria «cooperò
in modo tutto speciale all'opera del Salvatore...», così conclude:
«Per questo diventò per noi Madre nell'ordine della grazia»,11
confermando, in tal modo, il sentire ecclesiale che vede Maria accanto al Figlio
come Madre spirituale dell'intera umanità.
Maria è nostra Madre: questa consolante verità, offertaci in modo
sempre più chiaro e profondo dall'amore e dalla fede della Chiesa, ha
sostenuto e sostiene la vita spirituale di noi tutti e ci incoraggia, anche
nella sofferenza, alla fiducia ed alla speranza.
NOTE
1 Conc. Ecum. Vat. II, Costituzione dogmatica
Lumen gentium, 53.
2 Cf. Sant'Ireneo, Adversus haereses, 3, 22,
4: SC 211, 441.
3 Giovanni il Geometra, Vita di Maria, Bol.
196, f. 122 v.
4 Cf. ibid. Bol. 196, f. 123 v.
5 San Bernardo, Sermo 3 in Purif., 2: PL 83,
370.
6 De septem verbis Domini in cruce, 3: PL
89, 1694.
7 Cf. Giovanni il Geometra, Discorso d'addio
sulla Dormizione della gloriosissima Nostra Signora Madre di Dio, in A. Wenger,
L'Assomption de la T.S. Vierge dans la tradition byzantine, 407.
8 Cf. Sant'Anselmo, Oratio 52, 8: PL 58, 957
A.
9 Guerrico d'Igny, In Assumpt. I, 2:'PL 185,
188.
10 Mariale, Q. 29, par. 3.
11 Conc. Ecum. Vat. II, Costituzione dogmatica
Lumen gentium, 61.
Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XVIII/2 (1995) p. 934-937.
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