Mercoledì 6 novembre 1996
[639] 1. Ispirandosi alla tradizione veterotestamentaria, col cantico del Magnificat Maria celebra le meraviglie compiute in lei da Dio. Il cantico è la risposta
della Vergine al mistero dell'Annunciazione: l'angelo l'aveva invitata alla
gioia, ora Maria esprime l'esultanza del suo spirito in Dio salvatore. La sua
gioia nasce dall'aver fatto l'esperienza personale dello sguardo benevolo rivolto
da Dio a lei, creatura povera e senza influsso nella storia.
Con l'espressione Magnificat, versione latina di un vocabolo greco dello stesso
significato, viene celebrata la grandezza di Dio, che con l'annuncio dell'angelo
rivela la sua onnipotenza, superando attese e speranze del popolo dell'Alleanza
e anche i più nobili desideri dell'anima umana.
Di fronte al Signore, potente e misericordioso, Maria esprime il sentimento
della propria piccolezza: «L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito
esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della
sua serva» (Lc 1,47-48). Il termine greco «tapeinosis» è
probabilmente mutuato dal cantico di Anna, madre di Samuele. In esso sono indicate
l'«umiliazione» e la «miseria» di una donna sterile
(cf. 1Sam 1,11), che affida la sua pena al Signore. Con simile espressione Maria
rende nota la sua situazione di povertà e la consapevolezza di essere
piccola davanti a Dio che, con decisione gratuita, ha posato lo sguardo su di
Lei, umile ragazza di Nazareth, chiamandola a divenire la Madre del Messia.
[640] 2. Le parole «d'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata» (Lc 1,48) prendono avvio dal fatto che Elisabetta per prima abbia proclamato Maria «beata» (Lc 1,45). Non senza audacia, il cantico predice che la stessa proclamazione si andrà estendendo ed ampliando con un dinamismo inarrestabile. Allo stesso tempo, esso testimonia la speciale venerazione per la Madre di Gesù, presente nella Comunità cristiana sin dal primo secolo. Il Magnificat costituisce la primizia delle varie espressioni di culto, trasmesse da una generazione all'altra, con cui la Chiesa manifesta il suo amore alla Vergine di Nazareth.
3. «Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo
nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli
che lo temono» (Lc 1,49-50).
Che cosa sono le «grandi cose» operate in Maria dall'Onnipotente?
L'espressione ricorre nell'Antico Testamento per indicare la liberazione del
popolo d'Israele dall'Egitto o da Babilonia. Nel Magnificat essa si riferisce
all'evento misterioso del concepimento verginale di Gesù, avvenuto a
Nazareth dopo l'annuncio dell'angelo.
Nel Magnificat, cantico veramente teologico perché rivela l'esperienza
del volto di Dio compiuta da Maria, Dio non è soltanto l'Onnipotente al quale nulla è impossibile, come aveva dichiarato Gabriele (cf. Lc
1,37), ma anche il Misericordioso, capace di tenerezza e fedeltà verso
ogni essere umano.
4. «Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei
pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli
umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote»
(Lc 1,51-53).
Con la sua lettura sapienziale della storia, Maria ci introduce a scoprire i
criteri del misterioso agire di Dio. Egli, capovolgendo i giudizi del mondo,
viene in soccorso dei poveri e dei piccoli, a scapito dei [641] ricchi e dei potenti
e, in modo sorprendente, colma di beni gli umili, che gli affidano la loro esistenza.1
Queste parole del cantico, mentre ci mostrano in Maria un concreto e sublime
modello, ci fanno capire che è soprattutto l'umiltà del cuore
ad attrarre la benevolenza di Dio.
5. Infine, il cantico esalta il compimento delle promesse e la fedeltà
di Dio verso il popolo eletto: «Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi
della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, per Abramo e la
sua discendenza, per sempre» (Lc 1,54-55).
Colmata di doni divini, Maria non ferma il suo sguardo al suo caso personale,
ma capisce come questi doni siano una manifestazione della misericordia di Dio
per tutto il suo popolo. In lei Dio compie le sue promesse con una fedeltà
e generosità sovrabbondante.
Ispirato all'Antico Testamento ed alla spiritualità della figlia di Sion,
il Magnificat supera i testi profetici che sono alla sua origine, rivelando
nella «piena di grazia» l'inizio di un intervento divino che va
ben oltre le speranze messianiche d'Israele: il mistero santo dell'Incarnazione
del Verbo.
NOTE
1 Cf. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris Mater, 37.
Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XIX/2 (1996) p. 639-641
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