47. Presso la Croce, Maria è partecipe del dramma della Redenzione

Mercoledì 2 aprile 1997

      [571] 1. Regina caeli laetare, alleluia!
      Così canta la Chiesa in questo tempo di Pasqua, invitando i fedeli ad unirsi al gaudio spirituale di Maria, Madre del Risorto. La gioia della Vergine per la risurrezione di Cristo è ancor più grande se si considera l'intima sua partecipazione all'intera vita di Gesù.
      Maria, accettando con piena disponibilità la parola dell'angelo Gabriele, che le annunciava che sarebbe diventata la Madre del Messia, iniziava la sua partecipazione al dramma della redenzione. Il suo coinvolgimento nel sacrificio del Figlio, svelato da Simeone nel corso della presentazione al Tempio, continua non solo nell'episodio dello smarrimento e del ritrovamento di Gesù dodicenne, ma anche durante tutta la sua vita pubblica.
      Tuttavia, l'associazione della Vergine alla missione di Cristo raggiunge il culmine in Gerusalemme, al momento della passione e morte del Redentore. Come attesta il quarto Vangelo, Ella in quei giorni si trova nella Città Santa, probabilmente per la celebrazione della Pasqua ebraica.

      2. Il Concilio sottolinea la dimensione profonda della presenza della Vergine sul Calvario, ricordando che Ella «serbò fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce»,1 e fa presente che tale unione «nell'opera della redenzione si manifesta dal momento della concezione verginale di Cristo fino alla morte di Lui».2
      [572] Con lo sguardo illuminato dal fulgore della risurrezione, ci soffermiamo a considerare l'adesione della Madre alla passione redentrice del Figlio, che si compie nella partecipazione al suo dolore. Torniamo nuovamente, ma nella prospettiva ormai della risurrezione, ai piedi della croce, dove la Madre «soffrì profondamente col suo Unigenito e si associò con animo materno al sacrificio di Lui, amorosamente consenziente all'immolazione della vittima da Lei generata».3
      Con queste parole il Concilio ci ricorda la «compassione di Maria», nel cui cuore si ripercuote tutto ciò che Gesù patisce nell'anima e nel corpo, sottolineandone la volontà di partecipare al sacrificio redentore e di unire la propria sofferenza materna all'offerta sacerdotale del Figlio.
      Nel testo conciliare si pone, altresì, in evidenza che il consenso da Lei dato all'immolazione di Gesù non costituisce una passiva accettazione, ma un autentico atto di amore, col quale Ella offre suo Figlio come «vittima» di espiazione per i peccati dell'intera umanità.
      La Lumen gentium pone, infine, la Vergine in relazione a Cristo, protagonista dell'evento redentore, specificando che nell'associarsi «al sacrificio di Lui», Ella rimane subordinata al suo divin Figlio.

      3. Nel quarto Vangelo san Giovanni riferisce che «stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala» (Gv 19,25). Con il verbo «stare», che letteralmente significa «stare in piedi», «stare ritta», l'Evangelista intende forse presentare la dignità e la fortezza manifestate nel dolore da Maria e dalle altre donne.
      In particolare, lo «stare ritta» della Vergine presso la croce ne ricorda l'incrollabile fermezza e lo straordinario coraggio nell'affrontare i patimenti. Nel dramma del Calvario Maria è sostenuta dalla fede, rafforzatasi nel corso degli eventi della sua esistenza e, soprattutto, durante la vita pubblica di Gesù. Il Concilio ricorda che «la Beata Vergine avanzò nel cammino della fede e serbò fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce». Ai tracotanti insulti diretti al Messia crocifis[573]so, Ella, condividendo le intime disposizioni di Lui, oppone l'indulgenza ed il perdono, associandosi alla supplica al Padre: «Perdonali, perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34). Partecipe del sentimento di abbandono alla volontà del Padre, espresso dalle ultime parole di Gesù in croce: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» (Lc 23,46), Ella offre in tal modo, come osserva il Concilio, un consenso d'amore «all'immolazione della vittima da Lei generata».5

      4. In questo supremo «sì» di Maria risplende la fiduciosa speranza nel misterioso futuro, iniziato con la morte del Figlio crocifisso. Le espressioni con le quali Gesù, nel cammino verso Gerusalemme, insegnava ai discepoli «che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare» (Mc 8,31), le risuonano in cuore nell'ora drammatica del Calvario, suscitando l'attesa e l'anelito della risurrezione, La speranza di Maria ai piedi della croce racchiude una luce più forte dell'oscurità che regna in molti cuori: di fronte al Sacrificio redentore, nasce in Maria la speranza della Chiesa e dell'umanità.

NOTE

1 Conc. Ecum. Vat. II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, 58.
2 Conc. Ecum. Vat. II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, 57.
3 Conc. Ecum. Vat. II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, 58.
4
Ibidem.
5 Conc. Ecum. Vat. II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, 58.

Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XX/1 (1997) p. 571-573.

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