Mercoledì 9 aprile 1997
[621] 1. Nel corso dei secoli la Chiesa ha riflettuto sulla cooperazione di Maria
all'opera della salvezza, approfondendo l'analisi della sua associazione al
sacrificio redentore di Cristo. Già sant'Agostino attribuisce alla Vergine
la qualifica di «cooperatrice» della Redenzione,1 titolo che
sottolinea l'azione congiunta e subordinata di Maria a Cristo Redentore.
In questo senso s'è sviluppata la riflessione, soprattutto a partire
dal XV secolo. Qualcuno ha temuto che si volesse porre Maria sullo stesso piano
di Cristo. In realtà l'insegnamento della Chiesa sottolinea con chiarezza
la differenza tra la Madre e il Figlio nell'opera della salvezza, illustrando
la subordinazione della Vergine, in quanto cooperatrice, all'unico Redentore.
Del resto, l'apostolo Paolo, quando afferma: «Siamo collaboratori di Dio»
(1Cor 3,9), sostiene l'effettiva possibilità per l'uomo di cooperare
con Dio. La collaborazione dei credenti, che, ovviamente, esclude ogni uguaglianza
con Lui, s'esprime nell'annuncio del Vangelo e nell'apporto personale al suo
radicamento nel cuore degli esseri umani.
2. Applicato a Maria, il termine «cooperatrice» assume, però,
un significato specifico. La collaborazione dei cristiani alla salvezza si attua
dopo l'evento del Calvario, del quale essi si impegnano a diffondere i frutti
mediante la preghiera e il sacrificio. Il concorso di Maria, invece, si è
attuato durante l'evento stesso e a titolo di madre; si estende [622] quindi alla
totalità dell'opera salvifica di Cristo. Solamente Lei è stata
associata in questo modo all'offerta redentrice che ha meritato la salvezza
di tutti gli uomini. In unione con Cristo e sottomessa a Lui, Ella ha collaborato
per ottenere la grazia della salvezza all'intera umanità.
Il particolare ruolo di cooperatrice svolto dalla Vergine ha come fondamento
la sua divina maternità. Partorendo Colui che era destinato a realizzare
la redenzione dell'uomo, nutrendolo, presentandolo al tempio, soffrendo con
Lui morente in Croce «cooperò in modo tutto speciale all'opera
del Salvatore».2 Anche se la chiamata di Dio a collaborare all'opera
della salvezza riguarda ogni essere umano, la partecipazione della Madre del
Salvatore alla Redenzione dell'umanità rappresenta un fatto unico e irrepetibile.
Nonostante la singolarità di tale condizione, Maria è destinataria
anch'essa della salvezza. Ella è la prima redenta, riscattata da Cristo
«nella maniera più sublime» nel suo immacolato concepimento,3 e colmata della grazia dello Spirito Santo.
3. Questa affermazione ci conduce ora a domandarci: qual è il significato
di questa singolare cooperazione di Maria al piano della salvezza? Esso va cercato
in una particolare intenzione di Dio nei confronti della Madre del Redentore,
che in due occasioni solenni, cioè a Cana e sotto la Croce, Gesù
chiama col titolo di «Donna» (cf. Gv 2,4; 19,26). Maria è
associata in quanto donna all'opera salvifica. Avendo creato l'uomo «maschio
e femmina» (cf. Gn 1,27), il Signore vuole affiancare, anche nella Redenzione,
al Nuovo Adamo la Nuova Eva. La coppia dei progenitori aveva intrapreso la via
del peccato; una nuova coppia, il Figlio di Dio con la collaborazione della
Madre, avrebbe ristabilito il genere umano nella sua dignità originaria.
Maria, Nuova Eva, diviene così icona perfetta della Chiesa. Essa, nel
disegno divino, rappresenta sotto la Croce l'umanità redenta che, bisognosa
di salvezza, è resa capace di offrire un contributo allo sviluppo dell'opera
salvifica.
[623] 4. Il Concilio ha ben presente questa dottrina e la fa propria, sottolineando
il contributo della Vergine Santissima non soltanto alla nascita del Redentore,
ma anche alla vita del suo Corpo mistico lungo il corso dei secoli e fino all'«eschaton»:
nella Chiesa Maria «ha cooperato»4 e «coopera»5 all'opera della salvezza. Nell'illustrare il mistero dell'Annunciazione, il
Concilio dichiara che la Vergine di Nazaret, «abbracciando la volontà
salvifica di Dio, consacrò totalmente se stessa quale Ancella del Signore
alla persona e all'opera del Figlio suo, servendo al mistero della redenzione
sotto di Lui e con Lui, con la grazia di Dio onnipotente».6
Il Vaticano II, inoltre, presenta Maria non soltanto come la «madre del
Redentore», ma quale «compagna generosa del tutto eccezionale»,
che coopera «in modo tutto speciale all'opera del Salvatore, con l'obbedienza,
la fede, la speranza e l'ardente carità». Ricorda, altresì,
che frutto sublime di questa cooperazione è la maternità universale:
«Per questo diventò per noi madre nell'ordine della grazia».7
Alla Vergine Santa possiamo dunque rivolgerci con fiducia, implorandone l'aiuto
nella consapevolezza del ruolo singolare a Lei affidato da Dio, il ruolo di
cooperatrice della Redenzione, da Lei esercitato in tutta la vita e, in particolar
modo, ai piedi della Croce.
NOTE
1 Sant'Agostino, De Sancta Virginitate, 6; PL 40, 399.
2 Conc. Ecum. Vat. II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, 58.
3 Cf. Bolla Ineffabilis Deus, in Pio IX, Acta 1, 605.
4 Conc. Ecum. Vat. II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, 53.
5 Conc. Ecum. Vat. II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, 63.
6 Conc. Ecum. Vat. II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, 56.
7 Conc. Ecum. Vat. II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, 61.
Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XX/1 (1997) p. 621-623.
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