Mercoledì 23 aprile 1997
[749] 1. Dopo aver ricordato la presenza di Maria e delle altre donne presso la
croce del Signore, san Giovanni riferisce: «Gesù allora, vedendo
la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre:
"Donna, ecco il tuo figlio!". Poi disse al discepolo: "Ecco la tua madre!"»
(Gv 19,26-27).
Queste parole, particolarmente commoventi, costituiscono una «scena di
rivelazione»: rivelano i profondi sentimenti del Cristo morente e racchiudono
una grande ricchezza di significati per la fede e la spiritualità cristiana.
Infatti, volgendosi, alla fine della sua vita terrena, alla Madre e al discepolo
che amava, il Messia crocifisso stabilisce relazioni nuove di amore tra Maria
e i cristiani.
Interpretate talora unicamente come manifestazione della pietà filiale
di Gesù verso la Madre, affidata per il futuro al discepolo prediletto,
tali espressioni vanno molto al di là della necessità contingente
di risolvere un problema familiare. Infatti, la considerazione attenta del testo,
confermata dall'interpretazione di molti Padri e dal comune sentire ecclesiale,
ci pone dinanzi, nella duplice consegna di Gesù, ad uno dei fatti più
rilevanti per comprendere il ruolo della Vergine nell'economia della salvezza.
Le parole di Gesù morente, in realtà, rivelano che il suo primario
intento non è quello di affidare la Madre a Giovanni, ma di consegnare
il discepolo a Maria, assegnandole una nuova missione materna. L'appellativo
«donna», inoltre, usato da Gesù anche nelle nozze di Cana
per condurre Maria ad una nuova dimensione del suo essere [750] Madre, mostra quanto
le parole del Salvatore non siano frutto di un semplice sentimento di affetto
filiale, ma intendano porsi su un piano più alto.
2. La morte di Gesù, pur causando la massima sofferenza a Maria, non
cambia di per sé le sue abituali condizioni di vita: infatti, abbandonando
Nazaret per iniziare la sua vita pubblica, Gesù aveva già lasciato
sola la Madre. Inoltre, la presenza presso la croce della sua parente, Maria
di Cleofa, permette di supporre che la Vergine fosse in buoni rapporti con la
famiglia e il parentado, presso cui avrebbe potuto trovare accoglienza dopo
la morte del Figlio.
Le parole di Gesù, invece, assumono il loro più autentico significato
all'interno della sua missione salvifica. Pronunciate al momento del sacrificio
redentore, esse attingono proprio da questa sublime circostanza il loro valore
più alto.
L'Evangelista, infatti, dopo le espressioni di Gesù alla Madre, riporta
un inciso significativo: «Gesù, sapendo che ogni cosa era stata
ormai compiuta...» (Gv 19,28), quasi a voler sottolineare che Egli ha
portato a termine il suo sacrificio con l'affidare la Madre a Giovanni e, in
lui, a tutti gli uomini, dei quali ella diventa Madre nell'opera di salvezza.
3. La realtà messa in atto dalle parole di Gesù, cioè
la nuova maternità di Maria nei confronti del Discepolo, costituisce
un ulteriore segno del grande amore che ha condotto Gesù ad offrire la
vita per tutti gli uomini. Sul Calvario tale amore si manifesta nel donare una
madre, la sua, che diventa così anche nostra madre.
Occorre ricordare che, secondo la tradizione, Giovanni è colui che, di
fatto, la Vergine ha riconosciuto come suo figlio; ma tale privilegio è
stato interpretato dal popolo cristiano, sin dall'inizio, come segno di una
generazione spirituale riguardante l'intera umanità.
La maternità universale di Maria, la «Donna» delle nozze
di Cana e del Calvario, ricorda Eva, «madre di tutti i viventi»
(Gn 3,20). Tuttavia, mentre costei aveva contribuito all'entrata del peccato
nel mondo, la [751] nuova Eva, Maria, coopera all'evento salvifico della Redenzione.
Così nella Vergine, la figura della «donna» viene riabilitata
e la maternità assume il compito di diffondere tra gli uomini la vita
nuova in Cristo.
In vista di tale missione, alla Madre è chiesto il sacrificio, per Lei
molto doloroso, di accettare la morte del suo Unigenito. L'espressione di Gesù:
«Donna, ecco il tuo figlio», permette a Maria di intuire il nuovo
rapporto materno che avrebbe prolungato ed ampliato il precedente. Il suo «sì»
a tale progetto costituisce, quindi, un assenso al sacrificio di Cristo, che
Ella generosamente accetta nell'adesione alla divina volontà. Anche se
nel disegno di Dio la maternità di Maria era destinata fin dall'inizio
ad estendersi a tutta l'umanità, soltanto sul Calvario, in virtù
del sacrificio di Cristo, essa si manifesta nella sua dimensione universale.
Le parole di Gesù: «Ecco il tuo figlio», realizzano ciò
che esprimono, costituendo Maria madre di Giovanni e di tutti i discepoli destinati
a ricevere il dono della Grazia divina.
4. Gesù sulla Croce non ha proclamato formalmente la maternità
universale di Maria, ma ha instaurato un concreto rapporto materno tra Lei e
il discepolo prediletto. In questa scelta del Signore si può scorgere
la preoccupazione che tale maternità non venga interpretata in senso
vago, ma indichi l'intenso e personale rapporto di Maria con i singoli cristiani.
Possa ciascuno di noi, proprio per questa concretezza della maternità
universale di Maria, riconoscere pienamente in Lei la propria Madre, affidandosi
con fiducia al suo amore materno.
Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XX/1 (1997) p. 749-751.
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