Mercoledì 23 luglio 1997
[55] 1. La devozione popolare invoca Maria come Regina. Il Concilio, dopo aver
ricordato l'assunzione della Vergine «alla celeste gloria in anima e corpo»,
spiega che Ella fu «dal Signore esaltata quale Regina dell'universo, perché
fosse più pienamente conformata col Figlio suo, Signore dei dominanti
(cf. Ap 19,16), e vincitore del peccato e della morte».1
In effetti, a partire dal secolo V, quasi nello stesso periodo in cui il Concilio
di Efeso la proclama «Madre di Dio», si inizia ad attribuire a Maria
il titolo di Regina. Il popolo cristiano, con tale ulteriore riconoscimento
della sua eccelsa dignità, vuole porla al di sopra di tutte le creature,
esaltandone il ruolo e l'importanza nella vita di ogni singola persona e del
mondo intero.
Ma già in un frammento di omelia, attribuito a Origene, compare questo
commento alle parole pronunciate da Elisabetta nella Visitazione: «Sono
io che avrei dovuto venire a te, perché sei benedetta al di sopra di
tutte le donne, tu la madre del mio Signore, tu mia Signora».2
In questo testo, spontaneamente si passa dall'espressione «la madre del
mio Signore», all'appellativo «mia Signora», anticipando quanto
dichiarerà più tardi san Giovanni Damasceno, che attribuisce a
Maria il titolo di «Sovrana»: «Quando è diventata madre
del Creatore, è diventata veramente la sovrana di tutte le creature».3
[56] 2. Il mio Venerato Predecessore Pio XII, nell'Enciclica Ad coeli Reginam,
cui fa riferimento il testo della Costituzione Lumen gentium, indica quale fondamento
della regalità di Maria, oltre alla maternità, la cooperazione
all'opera della redenzione. L'Enciclica ricorda il testo liturgico: «Stava
Santa Maria, Regina del cielo e Sovrana del mondo, nel dolore, presso la Croce
del Signore nostro Gesù Cristo».4 Essa stabilisce poi un'analogia
tra Maria e Cristo, che ci aiuta a comprendere il significato della regalità
della Vergine.
Cristo è re non solo perché Figlio di Dio, ma anche perché
Redentore; Maria è regina non solo perché Madre di Dio, ma anche
perché, associata come nuova Eva al nuovo Adamo, cooperò all'opera
della redenzione del genere umano.5
Nel Vangelo di Marco leggiamo che nel giorno dell'Ascensione il Signore Gesù
«fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio» (Mc 16,19).
Nel linguaggio biblico «sedere alla destra di Dio» significa condividerne
il potere sovrano. Sedendo «alla destra del Padre», Egli instaura
il suo regno, il Regno di Dio. Assunta in Cielo, Maria viene associata al potere
di suo Figlio e si dedica all'estensione del Regno, partecipando alla diffusione
della grazia divina nel mondo.
Guardando all'analogia fra l'Ascensione di Cristo e l'Assunzione di Maria, possiamo
concludere che, in dipendenza da Cristo, Maria è la regina che possiede
ed esercita sull'universo una sovranità donatale dallo stesso suo Figlio.
3. Il titolo di Regina non sostituisce certo quello di Madre: la sua regalità
rimane un corollario della sua peculiare missione materna, ed esprime semplicemente
il potere che le è stato conferito per svolgere tale missione.
Citando la Bolla Ineffabilis Deus di Pio IX, il Sommo Pontefice Pio XII pone
in evidenza questa dimensione materna della regalità della Vergine: «Avendo
per noi un affetto materno e assumendo gli interessi della nostra salvezza,
Ella estende a tutto il genere umano la [57] sua sollecitudine. Stabilita dal Signore
Regina del cielo e della terra, elevata al di sopra di tutti i cori degli Angeli
e di tutta la gerarchia celeste dei Santi, sedendo alla destra del suo unico
Figlio, nostro Signore Gesù Cristo, Ella ottiene con grande certezza
quello che chiede con le sue materne preghiere; quello che cerca lo trova e
non le può mancare».6
4. I cristiani guardano dunque con fiducia a Maria Regina e questo non soltanto
non diminuisce, bensì esalta il loro abbandono filiale in colei che è
madre nell'ordine della grazia.
Anzi, la sollecitudine di Maria Regina per gli uomini può essere pienamente
efficace proprio in virtù dello stato glorioso conseguente all'Assunzione.
Ben lo mette in luce san Germano di Costantinopoli, il quale pensa che tale
stato assicura l'intima relazione di Maria con suo Figlio e rende possibile
la sua intercessione a nostro favore. Egli aggiunge, rivolgendosi a Maria: Cristo
ha voluto, «avere, per così dire, la prossimità delle tua
labbra e del tuo cuore; così egli acconsente a tutti i desideri che gli
esprimi, quando soffri per i tuoi figli, ed egli esegue, con la sua potenza
divina, tutto quello che gli chiedi».7
5. Si può concludere che l'Assunzione favorisce la piena comunione
di Maria non solo con Cristo, ma con ciascuno di noi: Ella è accanto
a noi, perché il suo stato glorioso le permette di seguirci nel nostro
quotidiano itinerario terreno.
Come leggiamo ancora in san Germano: «Tu abiti spiritualmente con noi
e la grandezza della tua vigilanza su di noi fa risaltare la tua comunità
di vita con noi».8
Lungi pertanto dal creare distanza tra noi e Lei, lo stato glorioso di Maria
suscita una vicinanza continua e premurosa. Ella conosce tutto ciò che
accade nella nostra esistenza e ci sostiene con amore materno nelle prove della
vita.
Assunta alla gloria celeste, Maria si dedica totalmente all'opera della salvezza
per comunicare ad ogni vivente la felicità che le è stata concessa.
È una Regina che dà tutto ciò che possiede, partecipando soprattutto
la vita e l'amore di Cristo.
NOTE
1 Conc. Ecum. Vat. II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, 59.
2 Origene, Fragmenta, PG 13,1902 D.
3 San Giovanni Damasceno, De fide orthodoxa, 4,14, PG 94, 1157.
4 Pio XII, Lett. enc. Ad caeli Reginam: AAS 46 (1954) 634.
5 Ibidem: AAS 46 (1954) 635.
6 Pio XII, Lett. enc. Ad caeli Reginam: AAS 46 (1954) 636-637.
7 San Germano di Costantinopoli, Hom. 1, PG 98, 348.
8 San Germano di Costantinopoli, Hom. 1, PG 98, 344.
Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XX/2 (1997) p. 55-57.
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