Mercoledì 6 agosto 1997
[97] 1. La Costituzione dogmatica Lumen gentium del Concilio Vaticano II, dopo
aver presentato Maria come «sovreminente e del tutto singolare membro
della Chiesa», la dichiara «sua immagine ed eccellentissimo modello
nella fede e nella carità».1
I Padri conciliari attribuiscono a Maria la funzione di «tipo»,
cioè di figura, «della Chiesa», mutuando il termine da sant'Ambrogio,
il quale si esprime così nel commento all'Annunciazione: «Sì,
ella (Maria) è fidanzata, ma vergine, perché è tipo della
Chiesa, che è immacolata, ma è sposa: vergine ci concepì
dallo Spirito, vergine ci partorì senza dolore».2 Maria è,
dunque, figura della Chiesa per la santità immacolata, la verginità,
la sponsalità e la maternità.
San Paolo si serve del vocabolo «tipo», per indicare la figura sensibile
di una realtà spirituale. Egli intravede, infatti, nel passaggio del
popolo d'Israele attraverso il Mar Rosso un «tipo» o immagine del
battesimo cristiano e, nella manna e nell'acqua che sgorga dalla roccia, un
«tipo» o immagine del cibo e della bevanda eucaristica (cf. 1Cor
10,1-11).
Definendo Maria tipo della Chiesa, il Concilio ci invita a riconoscere in lei
la figura visibile della realtà spirituale della Chiesa e, nella sua
maternità incontaminata, l'annuncio della maternità verginale
della Chiesa.
2. Occorre poi precisare che, a differenza delle immagini o dei tipi dell'Antico
Testamento, che sono soltanto prefigurazioni di realtà fu[98]ture, in Maria
la realtà spirituale significata è già presente, ed in
modo eminente.
Il passaggio attraverso il Mar Rosso, di cui leggiamo nel libro dell'Esodo,
è un evento salvifico di liberazione, ma non era certo un battesimo capace
di rimettere i peccati e di donare la vita nuova.
Ugualmente la manna, dono prezioso di Jahvè al suo popolo pellegrinante
nel deserto, non conteneva nulla della realtà futura dell'Eucaristia,
Corpo del Signore, né l'acqua che scaturiva dalla roccia, aveva già
in sé il Sangue di Cristo, versato per la moltitudine.
L'Esodo è la grande opera compiuta da Jahvè a favore del suo popolo,
ma non costituisce la redenzione spirituale e definitiva, che sarà attuata
da Cristo nel Mistero pasquale.
Del resto, riferendosi al culto giudaico, Paolo ricorda: «Tutte queste
cose sono ombra delle future; ma la realtà invece è Cristo»
(Col 2,17).
Gli fa eco la Lettera agli Ebrei, che, sviluppando sistematicamente questa interpretazione,
presenta il culto dell'antica alleanza come «una figura e un'ombra delle
realtà celesti» (Eb 8,5).
3. Affermando che Maria è figura della Chiesa, il Concilio non intende
pertanto equipararla alle figure o tipi dell'Antico Testamento, vuole bensì
affermare che in lei si compie in modo plenario la realtà spirituale
annunciata e rappresentata.
Infatti, la Vergine è figura della Chiesa, non in quanto prefigurazione
imperfetta, ma come pienezza spirituale che si ritroverà in vario modo
nella vita della Chiesa. Il particolare rapporto che esiste qui tra immagine
e realtà rappresentata, trova il suo fondamento nel disegno divino, che
stabilisce uno stretto legame fra Maria e la Chiesa. Il piano di salvezza che
ordina le prefigurazioni dell'Antico Testamento al compimento nella Nuova Alleanza,
determina altresì che Maria viva in modo perfetto quanto successivamente
si realizzerà nella Chiesa.
La perfezione che Dio ha conferito a Maria acquista, pertanto, il suo significato
più autentico se letta come preludio della vita divina nella Chiesa.
[99] 4. Dopo aver affermato che Maria è «tipo della Chiesa»,
il Concilio aggiunge che Ella è «eccellentissimo modello»
di essa, esempio di perfezione da seguire ed imitare.
Maria, infatti, è un «eccellentissimo modello», poiché
la sua perfezione supera quella di tutti gli altri membri della Chiesa.
Significativamente, il Concilio aggiunge che Ella realizza tale funzione «nella
fede e nella carità».
Senza dimenticare che Cristo è il primo modello, il Concilio suggerisce
in tal modo che ci sono delle disposizioni interiori proprie del modello compiuto
in Maria, che aiutano il cristiano a stabilire una relazione autentica con Cristo.
Infatti, guardando a Maria, il credente impara a vivere in più profonda
comunione con Cristo, ad aderire a Lui con fede viva, a riporre in Lui la sua
fiducia e la sua speranza, amandolo con la totalità del suo essere.
Le funzioni di «tipo e modello della Chiesa» fanno riferimento in
particolare alla maternità verginale di Maria, e ne pongono in luce la
peculiare posizione nell'opera della salvezza. Questa fondamentale struttura
dell'essere di Maria si rispecchia nella maternità e verginità
della Chiesa.
NOTE
1 Conc. Ecum. Vat. II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, 53.
2 Sant'Ambrogio,
In Ev. sec. Luc., II,7, CCL 14, 33, 102-106.
Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XX/2 (1997) p. 97-98.
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