Mercoledì 10 settembre 1997
[295] 1. Nell'Esortazione apostolica Marialis cultus il Servo di Dio Paolo VI di venerata memoria presenta la Vergine come modello della Chiesa nell'esercizio del culto. Tale affermazione costituisce quasi un corollario della verità che indica in Maria il paradigma del Popolo di Dio nella via della santità: «L'esemplarità della beata Vergine in questo campo deriva dal fatto che ella è riconosciuta eccellentissimo modello della Chiesa nell'ordine della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo, cioè di quelle disposizioni interiori con cui la Chiesa, sposa amatissima, strettamente associata al suo Signore, lo invoca e, per mezzo di lui, rende il culto all'Eterno Padre».1
2. Colei che nell'Annunciazione ha manifestato totale disponibilità
al progetto divino rappresenta per tutti i credenti un modello sublime di ascolto
e di docilità alla Parola di Dio.
Rispondendo all'angelo: «Avvenga di me quello che hai detto» (Lc
1,38) e dichiarandosi pronta a compiere in modo perfetto la volontà del
Signore, Maria entra a giusto titolo nella beatitudine proclamata da Gesù:
«Beati coloro che ascoltano la Parola di Dio e la osservano!» (Lc
11,28).
Con tale atteggiamento, che abbraccia la sua intera esistenza, la Vergine indica
la via maestra dell'ascolto della Parola del Signore, momento essenziale del
culto, diventato tipico della liturgia cristiana. Il suo esempio fa comprendere
che il culto non consiste innanzitutto nell'esprimere i pensieri e i sentimenti
dell'uomo, ma nel porsi in ascolto [296] della Parola divina per conoscerla, assimilarla
e renderla operativa nella vita quotidiana.
3. Ogni celebrazione liturgica è memoriale del mistero di Cristo nella
sua azione salvifica per l'intera umanità, e intende promuovere la partecipazione
personale dei fedeli al Mistero pasquale riespresso ed attualizzato nei gesti
e nelle parole del rito.
Maria è stata testimone degli eventi della salvezza nel loro svolgersi
storico, culminato nella morte e risurrezione del Redentore, ed ha conservato
«tutte queste cose meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19).
Ella non si limitava ad essere presente ai singoli eventi, ma cercava di coglierne
il significato profondo, aderendo con tutta l'anima a quanto in essi misteriosamente
si compiva.
Maria appare, pertanto, come supremo modello di partecipazione personale ai
divini misteri. Ella guida la Chiesa nella meditazione del mistero celebrato
e nella partecipazione all'evento di salvezza, promuovendo nei fedeli il desiderio
di un intimo coinvolgimento personale con Cristo per cooperare con il dono della
propria vita alla salvezza universale.
4. Maria costituisce, altresì, il modello della preghiera della Chiesa.
Con ogni probabilità Maria era raccolta in preghiera, quando l'angelo
Gabriele entrò nella casa di Nazaret e la salutò. Tale contesto
di preghiera ha certamente sostenuto la Vergine nella sua risposta all'angelo
e nella generosa adesione al mistero dell'Incarnazione.
Nella scena dell'Annunciazione, gli artisti quasi sempre hanno raffigurato Maria
in atteggiamento orante. Ricordiamo fra tutti il Beato Angelico. Ne proviene
alla Chiesa e ad ogni credente l'indicazione del clima che deve presiedere allo
svolgimento del culto.
Possiamo poi aggiungere che Maria rappresenta per il Popolo di Dio il paradigma
di ogni espressione della sua vita di preghiera. In particolare, Ella insegna
ai cristiani come rivolgersi a Dio per invocarne l'aiuto e il sostegno nella
varie situazioni della vita.
La sua materna intercessione alle nozze di Cana e la sua presenza nel Cenacolo
accanto agli Apostoli in preghiera nell'attesa della Pente[297]coste suggeriscono
che la preghiera di domanda è una forma essenziale di cooperazione allo
sviluppo dell'opera salvifica nel mondo. Seguendo il suo modello, la Chiesa
impara ad essere audace nel chiedere, a perseverare nelle sue intercessioni
e, soprattutto, ad implorare il dono dello Spirito Santo (cf. Lc 11,13).
5. La Vergine costituisce, altresì, per la Chiesa il modello nella
partecipazione generosa al sacrificio.
Nella presentazione di Gesù al tempio e, soprattutto, ai piedi della
croce, Maria compie il dono di sé che l'associa quale Madre alla sofferenza
ed alle prove del Figlio. Così nella vita quotidiana come nella Celebrazione
eucaristica la «Vergine offerente»2 incoraggia i cristiani ad
«offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù
Cristo» (1Pt 2,5).
NOTE
1 Paolo VI, Marialis cultus, 16.
2 Paolo VI, Marialis cultus, 20.
Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XX/2 (1997) p. 295-297.
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