Mercoledì 24 settembre 1997
[380] 1. Maria è madre dell'umanità nell'ordine della Grazia. Il Concilio
Vaticano II pone in evidenza questo ruolo di Maria collegandolo alla sua cooperazione
alla redenzione di Cristo.
Ella «per una disposizione della divina Provvidenza, è stata su
questa terra l'alma madre del divino Redentore, la compagna generosa del tutto
eccezionale e l'umile serva del Signore».1
Con tali affermazioni, la Costituzione Lumen gentium intende porre nel suo giusto
rilievo il fatto che la Vergine sia stata intimamente associata all'opera redentrice
di Cristo, divenendo «compagna generosa» e «del tutto eccezionale»
del Salvatore.
Mediante i gesti di ogni madre, dai più ordinari a quelli più
impegnativi, Maria coopera liberamente all'opera della salvezza dell'umanità,
in profonda e costante sintonia con il suo divin Figlio.
2. Il Concilio pone altresì in evidenza che la cooperazione di Maria
è stata animata dalle virtù evangeliche dell'obbedienza, della
fede, della speranza e della carità, e si è realizzata sotto l'influsso
dello Spirito Santo. Ricorda, inoltre, che proprio da tale cooperazione Le deriva
il dono della maternità spirituale universale: associata a Cristo nell'opera
della redenzione, che include la rigenerazione spirituale dell'umanità,
diviene madre degli uomini rinati a vita nuova.
Affermando che Maria è «per noi madre nell'ordine della grazia»,2 il Concilio mette in risalto che la sua maternità spirituale non si [381] limita
ai soli discepoli, come se si dovesse interpretare in senso restrittivo la frase
pronunciata da Gesù sul Calvario: «Donna, ecco il tuo figlio»
(Gv 19,26). Con tali parole infatti, il Crocifisso, stabilendo un rapporto d'intimità
fra Maria e il discepolo prediletto, figura tipologica a raggio universale,
intendeva offrire sua madre come madre a tutti gli uomini.
D'altra parte, l'efficacia universale del sacrificio redentore e la cooperazione
consapevole di Maria all'offerta sacrificale di Cristo, non tollera una limitazione
del suo amore materno.
Questa missione materna universale di Maria si esercita nel contesto del suo
singolare rapporto con la Chiesa. Con la sua sollecitudine verso ogni cristiano,
e anzi verso ogni creatura umana, Ella guida la fede della Chiesa verso un'accoglienza
sempre più profonda della Parola di Dio, sostenendone la speranza, animandone
la carità e la comunione fraterna ed incoraggiando il dinamismo apostolico.
3. Durante la sua vita terrena, Maria ha manifestato la sua maternità
spirituale verso la Chiesa per un tempo molto breve. Tuttavia, questa sua funzione
è apparsa in tutto il suo valore dopo l'Assunzione, ed è destinata
a prolungarsi nei secoli sino alla fine del mondo.
Il Concilio afferma espressamente: «Questa maternità di Maria nell'economia
della grazia perdura senza soste dal momento del consenso prestato nella fede
al tempo dell'Annunciazione e mantenuto senza esitazioni sotto la croce, fino
al perpetuo coronamento di tutti gli eletti».3
Entrata nel regno eterno del Padre, più vicina al divin Figlio e, quindi,
a tutti noi, Ella può esercitare nello Spirito in maniera più
efficace la funzione d'intercessione materna affidatale dalla Provvidenza divina.
4. Vicina a Cristo e in comunione con lui, che «può salvare perfettamente
quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per
intercedere a loro favore» (Eb 7,25), il Padre celeste ha voluto porre
Maria: all'intercessione sacerdotale del Redentore ha è382]voluto unire quella materna
della Vergine. È una funzione che Ella esercita a beneficio di coloro che sono
in pericolo e hanno bisogno di favori temporali e, soprattutto, della salvezza
eterna: «Nella sua materna carità si prende cura dei fratelli del
Figlio suo ancora pellegrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino
a che non siano condotti alla patria beata. Per questo la Beata Vergine è
invocata nella Chiesa con i titoli di avvocata, ausiliatrice, soccorritrice,
mediatrice».4
Questi appellativi suggeriti dalla fede del popolo cristiano, aiutano a meglio
comprendere la natura dell'intervento della Madre del Signore nella vita della
Chiesa e dei singoli fedeli.
5. Il titolo di «Avvocata» risale a sant'Ireneo. Trattando della
disobbedienza di Eva e dell'obbedienza di Maria, egli afferma che al momento
della Annunciazione «la Vergine Maria divenne l'Avvocata» di Eva.5 Infatti, con il suo «sì» ha difeso e liberato la progenitrice
dalle conseguenze della sua disobbedienza, divenendo causa di salvezza per lei
e per tutto il genere umano.
Maria esercita il suo ruolo di «Avvocata», cooperando sia con lo
Spirito Paraclito, sia con Colui che sulla croce intercedeva per i suoi persecutori
(cf. Lc 23,34) e che Giovanni chiama il nostro «avvocato presso il Padre»
(1Gv 2,1). Come madre, Ella difende i suoi figli e li protegge contro i danni
causati dalle loro stesse colpe.
I cristiani invocano Maria come «Ausiliatrice», riconoscendone l'amore
materno che vede le necessità dei suoi figli ed è pronto ad intervenire
in loro aiuto, soprattutto quando è in gioco la salvezza eterna.
La convinzione che Maria è vicina a quanti soffrono o si trovano in situazioni
di grave pericolo, ha suggerito ai fedeli di invocarla come «Soccorritrice».
La stessa fiduciosa certezza è espressa dalla più antica preghiera
mariana con le parole: «Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa
Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che [383] siamo nella prova, e liberaci
sempre da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta!».6
Come materna Mediatrice, Maria presenta a Cristo i nostri desideri, le nostre
suppliche e ci trasmette i doni divini, intercedendo continuamente in nostro
favore.
NOTE
1 Conc. Ecum. Vat. II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, 61.
2 Ibidem.
3 Conc. Ecum. Vat. II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, 67.
4 Conc. Ecum. Vat. II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, 62.
5 Sant'Ireneo, Adversus Haereses, 5,19,1; PG 7, 1175-1176.
6 Dal Breviario Romano.
Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XX/2 (1997) p. 380-383.
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