Mercoledì 1 Ottobre 1997
[459] 1. Tra i titoli attribuiti a Maria nel culto della Chiesa, il capitolo VIII
della Lumen gentium ricorda quello di «Mediatrice». Benché
alcuni Padri conciliari non condividessero pienamente tale scelta,1 quest'appellativo
fu inserito ugualmente nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa, a conferma
del valore della verità che esprime. Si ebbe, però, cura di non
legarlo a nessuna particolare teologia della mediazione, ma di elencarlo soltanto
tra gli altri titoli riconosciuti a Maria.
Il testo conciliare, peraltro, riferisce già il contenuto del titolo
di «Mediatrice», quando afferma che Maria «con la sua molteplice
intercessione continua a ottenerci i doni della salvezza eterna».2
Come ricordo nell'Enciclica Redemptoris Mater, «la mediazione di Maria
è strettamente legata alla sua maternità, possiede un carattere
specificamente materno, che la distingue da quella delle altre creature».3
Da questo punto di vista, essa è unica nel suo genere e singolarmente
efficace.
2. Alle difficoltà manifestate da alcuni Padri conciliari circa il termine «Mediatrice», lo stesso Concilio ha provveduto a rispondere affermando che Maria è «per noi la madre nell'ordine della grazia».4 Ricordiamo che la mediazione di Maria è qualificata fondamentalmente dalla sua divina maternità. Il riconoscimento del ruolo di mediatrice è, [460] inoltre, implicito nella espressione «Madre nostra», che propone la dottrina della mediazione mariana, ponendo l'accento sulla maternità. Infine, il titolo «Madre nell'ordine della grazia», chiarisce che la Vergine coopera con Cristo alla rinascita spirituale dell'umanità.
3. La mediazione materna di Maria non offusca l'unica e perfetta mediazione
di Cristo. Il Concilio, infatti, dopo aver menzionato Maria «mediatrice»,
si premura di precisare: «Questo però va inteso in modo che nulla
detragga o aggiunga alla dignità e alla efficacia di Cristo, unico mediatore».5
E cita a questo proposito il noto testo della Prima Lettera a Timoteo: «Uno
solo, infatti, è Dio e uno solo il Mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo
Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti» (1Tm
2,5-6).
Il Concilio afferma, inoltre, che «la funzione materna di Maria verso
gli uomini in nessun modo oscura o diminuisce questa unica mediazione di Cristo,
ma ne mostra l'efficacia».6
Lungi pertanto dall'essere un ostacolo all'esercizio dell'unica mediazione di
Cristo, Maria ne mette piuttosto in evidenza la fecondità e l'efficacia.
«Poiché ogni salutare influsso della Beata Vergine verso gli uomini
non nasce da necessità, ma dal beneplacito di Dio, e sgorga dalla sovrabbondanza
dei meriti di Cristo, si fonda sulla mediazione di Lui, da essa assolutamente
dipende e attinge tutta la sua efficacia».7
4. Da Cristo deriva il valore della mediazione di Maria e pertanto l'influsso
salutare della Beata Vergine «non impedisce minimamente l'unione immediata
dei credenti con Cristo, anzi la facilita».8
L'intrinseco orientamento a Cristo dell'opera della «Mediatrice»
spinge il Concilio a raccomandare ai fedeli di ricorrere a Maria «perché,
sostenuti da questo materno aiuto, essi più intimamente aderiscono col
Mediatore e Salvatore».9
[461] Nel proclamare Cristo unico mediatore (cf. 1Tm 2,5-6), il testo della Lettera
di san Paolo a Timoteo, esclude ogni altra mediazione parallela, ma non una
mediazione subordinata. Infatti, prima di sottolineare l'unica ed esclusiva
mediazione di Cristo, l'autore raccomanda «che si facciano domande, suppliche,
preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini...» (1Tm 2,1). Non sono
forse le preghiere una forma di mediazione? Anzi, secondo san Paolo, l'unica
mediazione di Cristo è destinata a promuovere altre mediazioni dipendenti
e ministeriali. Proclamando l'unicità di quella di Cristo, l'Apostolo
tende ad escludere soltanto ogni mediazione autonoma o concorrente, non altre
forme compatibili col valore infinito dell'opera del Salvatore.
5. È possibile partecipare alla mediazione di Cristo in diversi ambiti dell'opera
della salvezza. La Lumen gentium, dopo aver ribadito che «nessuna creatura
può mai essere paragonata col Verbo incarnato e Redentore», illustra
come sia possibile per le creature esercitare alcune forme di mediazione in
dipendenza da Cristo. Afferma, infatti: «Come il sacerdozio di Cristo
è in vari modi partecipato dai sacri ministri e dal popolo fedele, e
come l'unica bontà di Dio è realmente diffusa in vari modi nelle
creature, così anche l'unica mediazione del Redentore non esclude, ma
suscita nelle creature una varia cooperazione partecipata dall'unica fonte».10
In questa volontà di suscitare partecipazioni all'unica mediazione di
Cristo, si manifesta l'amore gratuito di Dio che vuol condividere ciò
che possiede.
6. In verità che cos'è la mediazione materna di Maria se non
un dono del Padre per l'umanità? Ecco perché il Concilio conclude:
«Questo compito subordinato di Maria, la Chiesa non dubita di riconoscerlo
apertamente, continuamente lo sperimenta e lo raccomanda al cuore dei fedeli...».11
Maria svolge la sua azione materna in continua dipendenza dalla [462] mediazione di
Cristo e da Lui riceve tutto ciò che il suo cuore vuole dare agli uomini.
La Chiesa, nel suo pellegrinaggio terreno, sperimenta «continuamente»
l'efficacia dell'azione della «Madre nell'ordine della grazia».
NOTE
1 Cf. Acta Synodalia III,8,163-164.
2 Conc. Ecum. Vat. II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, 62.
3 Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris Mater, 38.
4 Conc. Ecum. Vat. II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, 61.
5 Conc. Ecum. Vat. II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, 62.
6 Conc. Ecum. Vat. II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, 60.
7 Ibidem.
8 Ibidem.
9 Conc. Ecum. Vat. II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, 62.
10 Ibidem.
11 Ibidem.
Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XX/2 (1997) p. 459-462.
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