Mercoledì 22 ottobre 1997
[647] 1. Il Concilio Vaticano II afferma che il culto della Beata Vergine, «quale
sempre fu nella Chiesa, sebbene del tutto singolare, differisce essenzialmente
dal culto di adorazione, prestato al Verbo incarnato come al Padre e allo Spirito
Santo, e particolarmente lo promuove».1
Con queste parole la Costituzione Lumen gentium ribadisce le caratteristiche
del culto mariano. La venerazione dei fedeli verso Maria, pur superiore al culto
rivolto agli altri santi, è tuttavia inferiore al culto di adorazione
riservato a Dio, dal quale differisce essenzialmente.
Con il termine «adorazione» viene indicata la forma di culto che
l'uomo rende a Dio, riconoscendolo Creatore e Signore dell'universo. Illuminato
dalla divina rivelazione, il cristiano adora il Padre «in spirito e verità»
(Gv 4,23). Con il Padre, adora Cristo, Verbo incarnato, esclamando con l'apostolo
Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!» (Gv 20,28). Nel medesimo atto
di adorazione include, infine, lo Spirito Santo, che «con il Padre e il
Figlio è adorato e glorificato»,2 come ricorda il Simbolo Niceno-Constantinopolitano.
I fedeli, quando invocano Maria come «Madre di Dio» e contemplano
in lei la più alta dignità conferita a una creatura, non le attribuiscono
però un culto uguale a quello delle Persone divine. C'è una distanza
infinita fra il culto mariano e quello rivolto alla Trinità e al Verbo
incarnato.
[648] Ne consegue che lo stesso linguaggio col quale la comunità cristiana
si rivolge alla Vergine, pur richiamando talora i termini del culto a Dio, assume
un significato e valore del tutto diverso. Così l'amore che i credenti
nutrono per Maria differisce da quello che essi devono a Dio: mentre il Signore
va amato sopra ogni cosa con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la
mente (cf. Mt 22,37), il sentimento che unisce i cristiani alla Vergine ripropone
sul piano spirituale l'affetto dei figli verso la madre.
2. Tra il culto mariano e quello reso a Dio vi è però una continuità:
infatti, l'onore reso a Maria è ordinato e conduce all'adorazione della
Santissima Trinità.
Il Concilio ricorda che la venerazione dei cristiani per la Vergine «singolarmente
promuove» il culto prestato al Verbo incarnato, al Padre ed allo Spirito
Santo. Aggiunge poi in prospettiva cristologica che «le varie forme di
devozione verso la Madre di Dio, che la Chiesa ha approvato entro i limiti di
una dottrina sana e ortodossa, secondo le circostanze di tempo e di luogo e
l'indole e la mentalità dei fedeli, fanno sì, che mentre è
onorata la Madre, il Figlio per il quale esistono tutte le cose (cf. Col 1,15-16)
e nel quale "piacque all'eterno Padre di far risiedere tutta la pienezza"
(Col 1,19) sia debitamente conosciuto, amato, glorificato, e siano osservati
i suoi comandamenti».3
Sin dai primordi della Chiesa il culto mariano è destinato a promuovere
l'adesione fedele a Cristo.
Venerare la Madre di Dio significa affermare la divinità di Cristo. Infatti
i Padri del Concilio di Efeso, proclamando Maria Theotokos, «Madre di
Dio», intesero confermare la fede in Cristo, vero Dio.
La stessa conclusione del racconto del primo miracolo di Gesù, ottenuto
a Cana per intercessione di Maria, evidenzia come la sua azione sia finalizzata
alla glorificazione del Figlio. Dice infatti l'evangelista: [649] «Così
Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò
la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui» (Gv 2,11).
3. Il culto mariano favorisce altresì, in chi lo pratica secondo lo
spirito della Chiesa, l'adorazione del Padre e dello Spirito Santo. Infatti,
riconoscendo il valore della maternità di Maria, i credenti scoprono
in essa una manifestazione speciale della tenerezza di Dio Padre.
Il mistero della Vergine Madre pone in risalto l'azione dello Spirito Santo
che ha operato nel suo seno il concepimento del bambino e ha continuamente guidato
la sua vita.
I titoli di Consolatrice, Avvocata, Ausiliatrice, attribuiti a Maria dalla pietà
del popolo cristiano, non offuscano, ma esaltano l'azione dello Spirito Consolatore
e dispongono i credenti a beneficiare dei suoi doni.
4. Il Concilio ricorda infine che il culto mariano è «del tutto
singolare» e ne sottolinea la differenza rispetto all'adorazione di Dio
ed alla venerazione dei santi.
Esso possiede una sua peculiarità irrepetibile perché si riferisce
ad una persona unica per la sua perfezione personale e per la sua missione.
Del tutto eccezionali, infatti, sono i doni conferiti a Maria dall'amore divino,
come la santità immacolata, la maternità divina, l'associazione
all'opera redentrice e soprattutto al sacrificio della Croce.
Il culto mariano esprime la lode e la riconoscenza della Chiesa per tali straordinari
doni. A Lei, divenuta Madre della Chiesa e Madre dell'umanità, ricorre
il popolo cristiano, animato da filiale confidenza, per sollecitare la sua materna
intercessione ed ottenere i beni necessari alla vita terrena in vista dell'eterna
beatitudine.
NOTE
1 Conc. Ecum. Vat. II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, 66.
2 Denz.-Schön., 150.
3 Conc. Ecum. Vat. II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, 66.
Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XX/2 (1997) p. 647-649.
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