Esortazione
apostolica post-sinodale
RECONCILIATIO ET PAENITENTIA
del Sommo Pontefice
GIOVANNI PAOLO II
All' Episcopato al clero e ai fedeli
circa la Riconciliazione e la Penitenza
nella missione della Chiesa oggi
2 dicembre 1984
[Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VII/2 (1984) p. 1447-1448. Cf. AAS 77 (1985)
p. 207-208]
Altre
vie di riconciliazione
[1447] 12. La missione riconciliatrice è propria di tutta la Chiesa, anche
e soprattutto di quella già ammessa alla piena partecipazione della
gloria divina con Maria vergine, con gli angeli e i santi, i quali contemplano
e adorano il Dio tre volte santo. Chiesa del cielo, Chiesa della terra,
Chiesa del purgatorio sono misteriosamente unite in questa cooperazione
con Cristo nel riconciliare il mondo con Dio.
[1448] La
prima via di questa azione salvifica è quella della preghiera.
Senza dubbio la Vergine, madre di Cristo e della Chiesa,53
e i santi, giunti ormai alla fine del cammino terreno e in possesso della
gloria di Dio, con la loro intercessione sostengono i loro fratelli pellegrini
nel mondo, nell'impegno di conversione, di fede, di ripresa dopo ogni
caduta, di azione per far crescere la comunione e la pace nella Chiesa
e nel mondo. Nel mistero della comunione dei santi la riconciliazione
universale si attua nella sua forma più profonda e più fruttuosa
per la comune salvezza.
C'è
poi un'altra via: quella della predicazione. Discepola dell'unico maestro
Gesù Cristo, la Chiesa a sua volta, come madre e maestra, non si
stanca di proporre agli uomini la riconciliazione e non esita a denunciare
la malizia del peccato, a proclamare la necessità della conversione,
a invitare e a chiedere agli uomini di «lasciarsi riconciliare».
In realtà, è questa la sua missione profetica nel mondo
d'oggi, come in quello di ieri: è la stessa missione del suo maestro
e capo, Gesù. Come lui, la Chiesa adempirà sempre tale missione
con sentimenti di amore misericordioso e porterà a tutti le parole
del perdono e l'invito alla speranza, che vengono dalla croce.
C'è,
ancora, la via spesso così difficile e aspra dell'azione pastorale
per riportare ogni uomo - chiunque sia e dovunque si trovi - sul cammino,
a volte lungo, del ritorno al Padre nella comunione con tutti i fratelli.
C'è,
infine, la via della testimonianza, quasi sempre silenziosa, che nasce
da una duplice consapevolezza della Chiesa: quella di essere in sé
«indefettibilmente santa»,54
ma anche bisognosa di andare «di giorno in giorno purificandosi,
fino a che Cristo se la faccia comparire dinanzi gloriosa, senza macchia
né ruga», giacché, per i nostri peccati, talvolta «il
suo volto rifulge meno» agli occhi di chi la guarda.55
Questa testimonianza non può non assumere due aspetti fondamentali:
essere segno di quella carità universale che Gesù Cristo
ha lasciato in eredità ai suoi seguaci, come prova dell'appartenenza
al suo Regno; tradursi in fatti sempre nuovi di conversione e di riconciliazione
all'interno e all'esterno della Chiesa col superamento delle tensioni,
col perdono reciproco, con la crescita nello spirito di fraternità
e di pace, da propagare nel mondo intero. Lungo questa via la Chiesa potrà
operare validamente per far nascere quella che il mio predecessore Paolo
VI chiamava la «civiltà dell'amore». [...]
[Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VII/2 (1984) p. 1498-1499. Cf. AAS
77 (1985) p. 274-275]
[1498] 35. [...] Affido al Padre, ricco di misericordia, affido al Figlio di
Dio, fatto uomo come nostro redentore e riconciliatore, affido allo Spirito
Santo, sorgente di unità e di pace, questo mio appello di padre
e di pastore alla penitenza e alla riconciliazione. Voglia la Trinità
santissima e adorabile far germinare nella Chiesa e nel mondo il piccolo
seme, che in quest'ora consegno alla terra generosa di tanti cuori umani.
Perché
ne provengano in un giorno non lontano copiosi frutti, vi invito tutti
a rivolgervi con me al cuore di Cristo, segno eloquente della divina misericordia,
«propiziazione per i nostri peccati», «nostra pace e riconciliazione»,204
per attingervi la spinta interiore verso la detestazione del peccato e
la conversione a Dio, e trovarvi la benignità divina che risponde
amorosamente al pentimento umano.
Vi
invito pure a rivolgervi con me al cuore immacolato di Maria, madre di
Gesù, nella quale «si è operata la riconciliazione
di Dio con l'umanità (...), si è compiuta l'opera della
riconciliazione, perché ella ha ricevuto da Dio la pienezza della
grazia in virtù del sacrificio redentore di Cristo».205
In verità, Maria è diventata «l'alleata di Dio»,
in virtù della sua maternità divina, nell'opera della riconciliazione.206
Alle
mani di questa Madre, il cui «fiat» segnò l'inizio di
quella «pienezza dei tempi», nella quale fu attuata da Cristo
la riconciliazione dell'uomo con Dio, e al suo cuore immacolato - al quale
abbiamo ripetutamente affidato l'intera umanità, turbata dal peccato
e straziata da tante tensioni e conflitti - affido ora in special modo
questa intenzione: che, per la sua intercessione, l'umanità stessa
scopra e percorra la via della penitenza, l'unica che potrà condurla
alla piena riconciliazione.
A tutti
voi, che con spirito di ecclesiale comunione nell'obbedienza [1499] e nella fede,207
vorrete accogliere le indicazioni, i suggerimenti e le direttive contenute
in questo documento, studiandovi di tradurle in vitale prassi pastorale,
imparto ben volentieri la confortatrice benedizione apostolica.
Dato
a Roma, presso San Pietro, il 2 dicembre, I domenica di avvento, dell'anno
1984, settimo del mio Pontificato.
GIOVANNI
PAOLO II
NOTE
53 Cf. Paolo VI, Discorso di
chiusura della terza Sessione del Concilio Vaticano II (21 novembre 1964):
ASS 56 (1964) p. 1015-1018.
54 Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium,
39.
204 Litanie del Sacratissimo
Cuore di Gesù; cf. 1Gv 2,2; Rom 3,25; 5,11.
205 Giovanni Paolo II, Discorso all'Udienza
generale (7 dicembre 1983), n. 2: Insegnamenti di Giovanni Paolo II,
VI/2 (1983), p. 1264.
206 Giovanni Paolo II, Discorso all'Udienza
generale (4 gennaio 1984): Insegnamenti di Giovanni Paolo II,
VII/1 (1984), p. 16-18.
207 Cf. Rom 1,5; 16,26.
Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VII/2 (1984) p. 1431-1499. Cf. AAS 77 (1985) p. 185-275.
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